ChatGPT e la psicologia

ChatGPT e la psicologia

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ChatGPT parla e scrive come noi. E suscita sentimenti contrastanti. Ma qual è il suo impatto psicologico sulle persone? Potrebbe destabilizzarci? Come utilizzarla per evitarlo? «L’Intelligenza artificiale già esisteva da anni ma era utilizzata da esperti fino a 7-8 mesi fa, poiché richiedeva competenze tecniche elevate – premette Giuseppe Riva, docente di psico-tecnologie per il benessere all’Università Cattolica di Milano dove dirige l’Humane Technology Lab –. La novità è che ChatGPT per la prima volta ha reso disponibile l’IA per un vasto pubblico, ed è stata molto popolare. L’utente comune ha a disposizione un sistema di intelligenza artificiale con cui interagire in modo semplice, fare domande e ricevere risposte».

Impatto sulla vita quotidiana
ChatGPT dialoga con l’utente: è possibile fare domande anche in italiano e ricevere una risposta (tuttavia, le informazioni sono aggiornate al 2021).
«Molti hanno scoperto che gran parte delle loro attività potrebbe essere facilitata dall’utilizzo dell’IA, quindi non si tratta più di uno strumento per pochi esperti ma può avere un impatto sulla vita quotidiana – continua il professor Riva –. Per esempio, i miei studenti hanno cominciato a chiedere a Chat GPT di aiutarli nella stesura delle tesine, i programmatori hanno chiesto di scrivere il codice dei loro programmi, molte persone hanno iniziato a chiedere informazioni e si sono accorte che l’IA non era così male. Se questo in una prima fase ha generato euforia, a livello psicologico quasi un senso di onnipotenza, ora comincia a subentrare un dubbio: se ciò che facciamo può essere fatto anche dall’Intelligenza artificiale, vuol dire che potrebbe sostituirci in molte attività? Per esempio, – osserva Riva – di recente Chat GPT è riuscita a superare un colloquio di lavoro a Google per un posto da ingegnere programmatore, per il quale era prevista una paga di 180 mila dollari».

Rischi
Quali sono i rischi dell’Intelligenza artificiale? «Superata l’iniziale euforia della potenza – risponde il professore – il secondo fenomeno psicologico è il senso di incertezza, il che genera un senso di ansia e paura. In questo momento il mondo è diviso in due: da un lato, c’è chi sostiene che l’IA rappresenta il punto più alto dell’uomo che riesce ad andare oltre i propri limiti; dall’altro, c’è chi dice che rischia di creare confusione: se tutte le attività possono essere sostituite da macchine, cosa farà l’uomo? Poi c’è il problema delle responsabilità – sottolinea l’esperto –. Se un medico usa l’IA per prendere delle decisioni, di chi è la responsabilità se si sbaglia